Montréal, 15 ottobre, 2006 • No 197

 

EDITORIALE

 

Martin Masse è l'editore di Québécois Libre.

 

 
 

CINQUE ATTITUDINI LIBERTARIE ESSENZIALI

 

di Martin Masse

 

          Il libertarismo non è solo una teoria economica. E' anche una filosofia per spiegare e giudicare il corso dell' evoluzione umana, un' etica che prescrive delle norme nelle relazioni umane, ed un' attitudine generale verso la vita. Essere libertari riguarda un' impostazione psicologica diversa da quelle che definiamo socialista, conservatrice e da varie altre di tipo collettivista.

 

          Si può diventare libertari per motivi puramente intellettuali, perché si sono comprese la logica e la validità dei precetti dell' economia di libero mercato o l' importanza cruciale della libertà individuale nello sviluppo della civilizzazione. Tuttavia queste spiegazioni razionali, così convincenti come possono sembrare per coloro che le hanno adottate, spesso non hanno impatto di alcuna sorta sull' intelletto di altre persone, dal momento che queste ultime nutrono un' attitudine generale verso la vita, verso i loro simili ed il mondo che le circonda, che ne previene l' apprezzamento. Al contrario spesso apprendiamo di persone che nonostante inizialmente non sapessero niente della teoria libertaria, la prima volta che è stata spiegata loro o ne sono venuti in contatto tramite letture, hanno realizzato di essere sempre stati libertari.

          Costoro non sono stati attratti da tali idee in ragione di alcuna coerente comprensione filosofica o economica, ma semplicemente perché hanno appurato quanto corrispondessero precisamente alla loro personalità, al modo in cui intuitivamente giudicavano le cose.

          Per quelli a cui confrontarsi con filosofie in contrasto o argomenti teoretici risulti ostico o fonte di confusione, o che non sono certi che quello in cui credono abbia qualcosa a che fare con il libertarismo, ecco cinque attitudini libertarie essenziali. Se vi riconoscete in ciascuna di loro, complimenti, avete ottime probabilità di essere, nel profondo dei vostri cuori, dei libertari. Se le trovate stupide, sbagliate o irrilevanti, allora state ancora annaspando nelle paludi ideologiche in cui la maggior parte dell' umanità è impantanata da millenni.

          Se d'altra parte le trovate interessanti ma siete costretti ad ammettere che riflessi incondizionati o pressioni dal vostro ambiente vi portano ad agire in maniera opposta, non disperate! Come tutte le filosofie coerenti ed esigenti, il libertarismo deve essere coltivato in modo da diventare significativo nella vita di tutti i giorni. Questo potrebbe significare rivedere alcune vecchie convinzioni a cui si è affezionati o riorientare alcuni aspetti della vostra vita. Queste attitudini sono preziose non solo perché conformi alla teoria libertaria, ma anche in funzione del loro valore universale come forma mentis che conduce a felicità e tranquillità.
 

1. Assumersi completa responsabilità delle proprie azioni

          Sarebbe difficile trovare un' attitudine psicologica più rappresentativa dello spirito dell' individualismo libertario di questa. Il libertarismo crede fermamente che comunque si tenga conto della biologia o di altri tipi di determinismo, o dell' influenza delle esperienze infantili e dell' ambiente sociale, gli individui sono i responsabili ultimi delle scelte che compiono e delle situazioni in cui vengono a trovarsi. Ne devono sopportare le conseguenze, positive o negative, ed evitare di trasferire il biasimo su altri se non sono soddisfatti delle proprie azioni e delle prorie vite. Nonostante temporanei ostacoli, il fatto di avere successo o meno nelle attività è dovuto innanzitutto e primariamente agli sforzi, a buona capacità di programmazione, perseveranza, prudenza e capacità di previsione. In breve, la libertà individuale non può essere dissociata dalla responsabilità individuale.

          Al contrario coloro che, nelle loro vite personali, tendono sempre a sentirsi vittime, a giustificare la loro malasorte invocando forze esterne o situazioni impreviste, a fabbricare scuse, ad accusare "il sistema" per tutti i loro problemi, hanno ogni caratteristica della personalità statalista. Come possiamo osservare con i vari gruppi di lamentosi e perdenti professionali che sembrano costituire ciò che oggi si chiama "società civile", quest' atteggiamento li porta naturalmente ad aspettarsi e richiedere dal resto della società aiuto finanziario, protezioni speciali, compensazioni per ripagare torti subiti in passato, riconoscimento del loro particolare status, dei loro privilegi ecc. Dal momento che nella loro ottica gli individui sono responsabili minimamente di qualsiasi cosa, e lo stato è l' ovvia incarnazione dell' astratta responsabilità collettiva di tutti gli altri verso di loro, non stupisce che le loro frustrazioni vengano fuori come pretese politiche.. Invece di prendere le questioni nelle loro mani ed agire come individui liberi e responsabili, diventano dipendenti dallo stato.
 

2. Rigettare le astrazioni collettive

          I libertari sono interessati primariamente nell' individuo e vedono l' individuo come la realtà sociale definitiva. Per loro, la "società" non rappresenta niente per sé stessa, ha significato solo fino a quando si intende la manifestazione di caratteristiche e comportamenti individuali. Ciò non significa che culture, identità nazionali, valori condivisi ed altri fenomeni collettivi non siano rilevanti nelle vite delle persone. Lo sono, ma solo in quanto rispondono ad un bisogno sentito dagli individui di appartenere a qualcosa di più grande di loro. Non devono essere visti come entità oggettive alle cui richieste ci si aspetta che ogni persona si conformi e nelle quali debba fondere la propria individualità. In ogni caso, si può dire che ognuno faccia parte di gruppi intersecantisi e talvolta in competizione a vari livelli e che nessun individuo può essere ridotto ad un semplice ingranaggio di una macchina collettiva.

          I libertari dunque sono sempre scettici quando si confrontano con pretese di natura collettivista, e vedono necessariamente in esse il perseguimento di interessi individuali da parte di coloro che dicono di parlare per il gruppo. Quando viene sollevata una questione di rilievo sociale o politico, ai libertari non interessa sapere quali saranno le conseguenze per "la nazione", "le donne", "i gay", "i neri" o qualsiasi alto gruppo; saranno più interessati a sapere come gli individui che possono aver identità plurali in un mondo pluralistico saranno nella condizione di scegliere liberamente tra varie opzioni senza doversi conformare ad un rigido modello collettivo. Quello che importa per loro è come gli individui percepiscono la propria situazione e reagiscono ad essa, non il fatto che appartengono - o sono messi nella categoria di appartenenti – ad identità collettive astratte. Quando si tratta di realizzare qualcosa con l' aiuto di altri, i libertari comprendono l' importanza di incentivi e benefici reciproci nel perseguimento di esiti positivi per un progetto collettivo basato sulla cooperazione volontaria; essi sanno che una "mobilitazione collettiva" determinata da un appello a sentimenti tribali è essenzialmente instabile e può persino essere pericolosa.

          L' attitudine opposta invece concepisce la società umana come fondamentalmente composta da gruppi e sottogruppi, con gli individui che esistono solo in quanto membri di gruppi specifici. Per quelli che vedono le cose in questa maniera, soltanto l' esistenza dei gruppi ha un significato referenziale, e relazionano tutti gli aspetti delle loro vite alla situazione del gruppo o dei gruppi con cui si identificano maggiormente. Spetta all' individuo adattarsi in modo da conformarsi all' ideale collettivo così come definito dalle élite del gruppo, e le presunte caratteristiche del gruppo non si relativizzano in modo da tenere in considerazione tutta la diversità degli individui che vi sono compresi.

          Queste persone agiranno per la spinta dell' orgoglio collettivo e del sentimento di solidarietà, i loro cuori batteranno più velocemente quando vedranno bandiere ed atri simboli di identificazione collettiva. Lo scopo che li motiverà maggiormente nella vita sarà la vittoria politica, legale o militare della loro tribù contro il nemico collettivo (classe, genere, nazione, ecc.). Vorranno che tutti si identifichino come membri della loro tribù e prendano parte alla loro crociata e tenteranno di "accrescere la consapevolezza" di coloro che non sono abbastanza convinti dell' importanza dello scontro. I dissidenti che preferiscono restare neutrali o anche opporsi alla realizzazione collettiva saranno puniti come egoisti free-raider o traditori. In questa prospettiva lo stato, la concreta impersonificazione della "volontà della nazione", l' arbitro dei conflitti tra i gruppi, è evidentemente al centro di tutto.
 

3. Tollerare le credenze e gli stili di vita altrui

          I libertari non sono relativisti morali; classificano la libertà come uno dei valori fondamentali e, come credenti religiosi o sostenitori di particolari scuole filosofiche, professano altri principi in relazione a questioni riguardanti la condotta morale e il significato della vita. Ciò nonostante condividono questo particolare atteggiamento: l' accettazione della diversità di opinioni e di credenze e il rifiuto di usare la forza per imporre le proprie posizioni agli altri. Per i libertari un' opinione, un credo o comportamento particolare dovrebbero essere permessi fino a quando non invadono libertà e proprietà altrui. Alle persone dovrebbe essere permesso di fare ciò che vogliono del loro corpo, della loro proprietà e nelle relazioni con gli altri, a condizione che tutti lo facciano volontariamente. La droga, la prostituzione o la venerazione di piccole creature verdi di altri pianeti non dovrebbero essere proibite in nessun modo. Nessuno ha il diritto di impedire a qualcun altro di vivere come desidera se non reca danno ad altre persone, anche quando una maggioranza predominante della popolazione dovesse disapprovare la sua condotta. I libertari capiscono che persone con credenze, culture e stili di vita grandemente diversi possono comunque cooperare in pace. Non vedono la diversità come una minaccia ma come un' espressione della complessità e varietà della vita umana, anche quando personalmente non approvano o trovano sgradevole la condotta altrui.
 

"Per i libertari un' opinione, un credo o comportamento particolare dovrebbero essere permessi fino a quando non invadono libertà e proprietà altrui. Alle persone dovrebbe essere permesso di fare ciò che vogliono del loro corpo, della loro proprietà e nelle relazioni con gli altri, a condizione che tutti lo facciano volontariamente."


          All' opposto di questo vi sono puritani, zeloti, egualitari, fanatici religiosi, nazionalisti estremisti, e altri attivisti esaltati che non avranno pace fino a quando non costringeranno tutti a conformarsi ai loro utopistici schemi collettivi. Per costoro la diversità è una minaccia all' ordine, alla moralità, all' uguaglianza e all' unità. Non c' è posto nel loro mondo per coloro che vogliono pensare o vivere diversamente. La tolleranza, se non completamente negata, non dovrebbe essere estesa che entro certi limiti i quali, chiaramente, sono determinati e fatti rispettare dalle autorità governative.

          Qualcuno dirà che i libertari nei fatti sono intolleranti contro i loro oppositori ideologici, socialisti e nazionalisti per esempio, e che rigettano tutti i punti di vista che divergono dall' ideale libertario. Ma questa critica non regge. I libertari non vogliono che a loro vengano imposti i valori e gli scopi altrui, ma sono perfettamente decisi a permettere a tutti quelli che condividono tali valori e scopi di ricercarli in pace. In una società libera per esempio, i comunisti potrebbero comprare una porzione di terra, instaurare una comune, dividere tutti i loro beni in parti uguali, e volontariamente devolvere il 98% del loro reddito personale ad un governo locale che pianificherebbe le loro vite fino ai più insignificanti dettagli. Potrebbero tentare di mostrare al mondo quanto la vita possa essere realmente beata in una società comunista ed invitare il resto del mondo ad unirsi a loro – ma non costringerli a farlo. Questo è ciò che differenza i libertari dai sostenitori di ideologie collettiviste: questi ultimi finiscono sempre per ricorrere alla forza e alla violenza per imporre le loro vedute.

          La tolleranza libertaria, in effetti, dovrebbe essere estesa ad ognuno, inclusi gli intolleranti, i mentalmente ristretti, i razzisti e i bigotti, purchè rispettino i diritti degli altri ed usino solo mezzi legittimi per ottenere i loro scopi. Per usare un controverso esempio attuale, i libertari – a prescindere dalla loro opinione personale sulla moralità dell' omosessualità – evidentemente rifiuteranno ogni persecuzione degli omosessuali e la discriminazione ufficiale di stato sulla base di questa caratteristica. Ma sosteranno anche il diritto di discriminare da parte di coloro che, per motivi religiosi o altro, non vogliono associarsi con gli omosessuali. La discriminazione privata, in altre parole la scelta di non interagire con alcune persone, è una scelta perfettamente legittima dell' uso del proprio corpo e della propria proprietà che in alcun modo viola i diritti della persona discriminata, che può recarsi altrove e interagire con altri. Gli attivisti gay che vogliono costringere le persone e le aziende ad accettarli, avere rapporti di lavoro con loro, assumerli o persino sussidiarli non stanno lottando per la libertà; stanno solo tentando di imporre i loro valori a tutti, usando la coercizione statale.
 

4. Vedere il futuro dell' umanità con ottimismo

          I libertari hanno fiducia nell' inventiva e nelle qualità imprenditoriali degli esseri umani. Pensano che se lasciamo le persone libere di agire nel proprio interesse al fine di trovare soluzioni alle tante sfide ed ai problemi che devono affrontare, e se esistono i giusti incentivi, la grande maggioranza si comporterà in maniera produttiva e spesso ingegnosa. Tutti i periodi storici che sono sfociati nel progresso sono stati tali perché gli individui erano liberi di realizzare i propri sogni ed appagare i propri desideri senza eccessivi impedimenti. Quando osserviamo l'evoluzione umana dalla rivoluzione agricola del Neolitico di circa 10.000 anni fa, troviamo che una caratteristica ricorrente è l' abilità dei membri della nostra specie nell' inventare nuovi modi di fare le cose e di abbattere gli ostacoli che la natura e, deve essere detto, l' ignoranza e la stupidità da parte di altri uomini, aveva posto.

          Ciò non vuol dire che disastri naturali o di altro tipo non accadano – abbiamo visto abbastanza catastrofi politiche, economiche e militari nel 20° secolo per pensare altrimenti. Vuol dire che dovremmo avere fiducia nel fatto che le persone saranno in grado di fronteggiare qualsivoglia tipo di sfida quando le appropriate condizioni – ovvero una società libera in cui i diritti di proprietà siano protetti – siano presenti. Il capitalismo ha già grandemente migliorato la nostra vita e la qualità delle nostre condizioni ambientali nel corso del paio di secoli passati. Non c' è ragione per non aspettarsi ulteriori prodigi nel futuro se le condizioni sono quelle giuste.

          A differenza dei libertari, i reazionari di destra e di sinistra, i misantropi e i pessimisti congeniti credono che più gli esseri umani siano liberi, più sia probabile che essi causino problemi e suscitino caos. Per questi, il progresso che deriva dalla scelta e dall' iniziativa individuale è una minaccia; la stagnazione – o comunque un tipo di progresso misurato e controllato – è preferibile e deve essere imposta dall' alto, perché il fragile equilibrio che ha permesso alla civilizzazione di sopravvivere sino ad ora corre il rischio di essere distrutto ad ogni innovazione.

          Nuove tecnologie e prodotti per i consumatori, nuove idee ed abitudini, crescita economica troppo veloce: sono inevitabilmente viste come minacce all' ordine sociale o alla sostenibilità della vita sul nostro pianeta. Per questi pessimisti, c' è sempre una catastrofe all' orizzonte, che sia il millenium bug (ve la ricordate questa?), il riscaldamento globale, la sovrappopolazione, l' esaurimento delle risorse naturali, i SUV, le piante transgeniche, le tecnologie che eliminano il lavoro, la globalizzazione, e quant' altro. Qualsiasi di queste potrebbe far crollare la civilizzazione, il che è ragione sufficiente per fermare ogni tipo di sperimentazione e tornare indietro allo stile di vita semplice e più "naturale" dei nostri antenati. Certamente, in questa prospettiva, i giudici di quale sia il cambiamento accettabile, coloro che hanno il mandato di porre termine alle innovazioni incontrollabili, reprimere gli innovatori e prevenire catastrofi annunciate dal verificarsi, in breve i garanti della nostra sopravvivenza, sono sempre le élite che controllano l' apparato statale.
 

5. Mirare ad un costante miglioramento nel lungo termine piuttosto che alla perfezione immediata

          I libertari concepiscono la vita come un' ininterrotta serie di sfide e adattamenti in un mondo che è in perpetuo cambiamento. Essi non credono che sia possibile raggiungere uno stato di utopia, vivere in un mondo perfetto, come la società senza classi di Marx, dove tutti sarebbero uguali e tutti i bisogni e desideri potrebbero essere appagati senza conflitto. Anche in una società fondata sui principi libertari, ci saranno sempre cambiamenti e problemi, conflitti e catastrofi; la differenza maggiore sarebbe che gli individui saranno meglio equipaggiati per affrontarli e lo farebbero in maniera più armonica.

          I libertari dunque possono essere descritti in generale come realisti e pragmatici nel modo in cui affrontano le sfide della vita. Sono riconciliati con il mondo per com' è, e nonostante certamente vogliano assistere al cambiamento in meglio, non sono costantemente in uno stato di avvilimento per il fatto che viviamo in un mondo imperfetto in cui troviamo ignoranza, povertà, inquinamento, e vari altri tipi di situazioni deplorevoli. Credono che solo i frutti a lungo termine dello sforzo, apprendimento e della creatività individuali – purchè il contesto politico permetta che fioriscano – ci renderà capaci di fare del mondo un posto migliore in cui vivere. Non esistono rimedi immediati, né soluzioni magiche che risolverebbero ogni cosa istantaneamente.

          Per coloro alienati dalla vita, ciascun' ora del giorno è al contrario una fonte costante di sofferenza psicologica. La loro intera visione del mondo è dominata dal senso di turbamento alla vista delle sue imperfezioni. Sono sistematicamente intenti al sollevamento delle coscienze, ed il loro obiettivo è quello di provare preoccupazione per tutti i gruppi di persone svantaggiate (e, spesso, anche di piante ed animali), di cui possono apprendere. Essi odiano ammettere che non esistono soluzioni immediate per tutti i problemi dell' universo. Come sentiamo continuamente da tali attivisti, la situazione è "inaccettabile" e dobbiamo "intervenire senza ritardi".

          Costoro deplorano ciò che vedono come l'"indifferenza verso il mondo che soffre" da parte di coloro che non si sentono interessati, che si preoccupano più delle proprie vite o non vogliono essere coinvolti nelle stesse cause. Nonostante pretendano di avere una prospettiva di lungo termine sui problemi e di preoccuparsi delle prossime generazioni e del futuro del pianeta, tutte le loro proposte giungono a questa o quella soluzione veloce, concentrate sullo stato e sul suo potere di costringere tutti a seguire la loro guida. Per questi, solo qualche forma di sconvolgimento politico, sociale od economico potrebbe rendere il mondo giusto e portare progresso – e accidentalmente anche liberarli da questo insopportabile peso psicologico.

 


          Per concludere, quelle sopra sono impostazioni psicologiche e filosofiche essenziali per chi desidera vivere in accordo all' ideale libertario, anche se quest' ideale è lontano dall' essere realizzato a livello politico. Argomenti teoretici più complessi sul funzionamento dell' economia di mercato o della logica dell' espansione statale certamente restano cruciali nei dibattiti politici ed economici; tuttavia non avranno mai grande impatto su un gran numero di persone che non vogliono essere seccate (a ragione!) dalla politica e a cui importa poco di questi dibattiti, quanto il sentimento intuitivo che uno può vivere saggiamente e moralmente quando segue questi principi libertari generali.
 

 

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